La Nutrizione artificiale: che cos'è, quando è importante?

Maria Cristina Mele
Maria Cristina Mele
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“Una parte importante dell’attività del nutrizionista clinico in ospedale è occuparsi della nutrizione artificiale. Che cos’è la nutrizione artificiale? Nutrizione artificiale significa nutrire attraverso vie naturali con strumenti artificiali, oppure attraverso via non naturali, quindi attraverso un percorso endovenoso, tutti coloro che non sono in grado di alimentarsi in autonomia soddisfacendo tutti i propri fabbisogni nutrizionali. Ci sono moltissime situazioni, chiaramente limitate all’assetto ospedaliero ma con possibilità di proseguire anche al proprio domicilio una volta dimesso il paziente, con questo tipo di nutrizione che può essere di supporto o può essere una terapia nutrizionale assoluta. Proprio perché il paziente ancora per un certo periodo di tempo è impossibilitato ad alimentarsi per vie naturali. Le due modalità di somministrazione degli alimenti che ovviamente non sono frullati ed omogenizzati, come si faceva trent’anni fa quando io sono entrata a lavorare per poter produrre un’alimentazione enterale, ma sono degli alimenti forniti da aziende, industrie farmaceutiche, che si occupano della produzione di questi nutrienti formulati per specifiche patologie sulla base di bisogni specifici dei singoli pazienti, che quindi vengono costruiti sul paziente in quel momento del suo percorso con quella specifica patologia. Due grandi piloni: la nutrizione enterale, attraverso somministrazione per sondino naso-gastrico oppure per PEG, ovvero per una via non fisiologica. Cioè si mette o a livello gastrico o sul primo livello dell’intestino una piccola sonda di facilissima introduzione attraverso la quale si vanno ad infondere nel paziente queste miscele, che sono sterili, che sono costruite e modulate sul paziente, e che vengono prescritte dal nutrizionista clinico. Queste miscele servono a sostenere il paziente attraverso vie naturali perché il paziente assorbe attraverso l’intestino queste miscele e quindi riesce a superare periodi temporanei in cui è impossibilitato ad alimentarsi per OS. Oppure, quando il periodo è più lungo, prosegue anche al proprio domicilio con questa tipologia di nutrizione che è quella che più facilmente viene usata in ospedale. Ci sono delle indicazioni, delle linee guida, che spingono il nutrizionista clinico a preferirla di gran lunga all’altra grande area, che è quella rappresentata dalla nutrizione parenterale in cui i nutrienti completamente digeriti vengono inseriti direttamente in una grande vena del paziente. Che cosa significa? Significa che noi veicoliamo direttamente nel sangue la miscela di nutrienti che il paziente deve completamente utilizzare per soddisfare i propri fabbisogni nutrizionali in quel periodo particolare del suo percorso di terapia. La nutrizione parenterale è riservata, secondo linee guida, ad alcuni casi specifici perché è una nutrizione non fisiologica, perché utilizza un mezzo dove noi immettiamo direttamente nel sangue senza il passaggio attraverso l’intestino dei nutrienti che misceliamo in funzione dei fabbisogni del paziente. Quindi va utilizzata con sapienza e con attenzione perché non è scevra da complicazioni. Queste due cose possono essere utilizzate temporaneamente, faccio un esempio facile, un paziente che deve percorrere in radioterapia perché affetto da una neoplasia dell’orofaringe e quindi deve affrontare un percorso risolutivo di cura, dove oggi possiamo assicurare la totale vittoria sulla neoplasia che lo affligge, però purtroppo, essendo un percorso complesso, gestito dai nostri radioterapisti, il paziente è impossibilitato ad alimentarsi per vie naturali per cui viene, in questo periodo breve, supplementato attraverso vie artificiali di nutrizione in modo che l’infiammazione che viene generata dalla radioterapia non vada ad inficiare la sua capacità di nutrirsi durante il periodo di un mese, un mese e mezzo, del suo percorso terapeutico. Questo è un esempio delle tante cose, ci sono altri esempi che possiamo spostare, tanto per essere paritetici, anche sulla nutrizione artificiale per via parenterale. Per esempio, ci sono situazioni in cui i pazienti affetti magari da malattie infiammatorie croniche, morbo di Crohn soprattutto, o rettocolite ulcerosa, devono andare incontro a delle multiple resezioni intestinali che vanno ad esitare in quello che noi chiamiamo intestino corto, funzionalmente insufficiente per supportare il paziente per via fisiologica, quindi attraverso alimenti. Che cosa facciamo? Il paziente, in funziona della lunghezza dell’intestino residuo, viene supportato per via parenterale, cioè va a casa con la sua sacca parenterale, che spesso fa solo di notte, e questi nutrienti lo aiutano a convivere anche per tantissimi anni con queste situazioni di insufficienza intestinale senza dargli alcuna alterazione nella sua vita di relazione, nel suo superamento della condizione patologica.”
2 سال پیش در تاریخ 1401/01/31 منتشر شده است.
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